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LA VENDEMMIA NELLE TERRE DEL NEGROAMARO
Nel Salento il sole è ancora caldo, nei.lidi c'è ancora folla di bagnanti, ma nell'entroterra il 15 settembre inizia la vendemmia che si protrae fino ai primi di ottobre , un lavoro senza sosta , intenso e faticoso , che darà grande soddisfazione tra circa un anno quando dai grandi silos verrà spillato in nettare di Bacco.
Fare " vendemmia " è un'esperienza unica, che arricchisce il valore della. vacanza nelle Terre del Negroamaro e così come girare per cantine alla scoperta della storia dei grandi vini pugliesi apprezzati ed esportati ormai in tutto il mondo.
La proposta. di trascorrere un week end lungo a Guagnano scegliendo tra B&B e tenute di charme adatti a tutte le tasche e a tutti i gusti, svegliarsi di buon mattino per andare nei vigneti dove uomini e donne vendemmieranno fino agli inizi di ottobre, seguire i carichi di uva in cantina, degustarne i vini e poi andare al mare, scegliendo tra Torre Lapillo, sullo Jonio e le Marine di Melendugno, sul mar Adriatico. La sera passeggiata tra i centri storici barocchi come Campi Salentina e, se sarete fortunati, potrete vedere il barocco trasformarsi i mille luci colorate in una delle tante feste di tradizione religiosa che la gente salentina, da popolo molto, molto festaiolo, organizza in onore dei Santi patroni, venuti dall’Oriente.
Il tour, proposto dal Comune di Guagnano (capofila) e dalla rivista di turismo e cultura del Mediterraneo Spiagge (www.mediterraneantourism.it), in partenariato con i Comuni di Melendugno e Campi Salentina e l’associazione MediterraneaMente è stato già testato con successo, tra il 12 e il 16 settembre, da un gruppo di giornalisti nazionali e tour operator, ospitati grazie ai fondi europei, P.O. Fesr 2007-2013, Asse IV, Linea di intervento 4.1, azione 4.1.2, messi a dispozione dalla Regione Puglia, assessorato al turismo. A fare da colonna sonora a tutto il viaggio sono stati i bravissimi ragazzi del gruppo di pizzica, Turritopsis di Porto Cesareo, l’Estroversus Duo con Joele Micelli (al violino) e Matteo Costantini (alla chitarra) e il Cluster Duo con Gianni Fanizza (fisarmonica) e Francesco Arnesano (violino) e la pianista cantautrice Gloria Arnesano, che con grande ospitalità e generosità hanno accolto i giornalisti, dando prova di un grandissimo talento,
“Il nostro obiettivo” spiega il sindaco di Guagnano,ing. Fernando Leone, “è di valorizzare il momento della vendemmia nelle Terre del Negroamaro esattamente come avviene per altri territori d’Italia più famosi come il Chianti e il Brunello di Montalcino. Per noi la vendemmia dovrebbe essere alta stagione. Dobbiamo per questo valorizzarla al massimo per fare in modo che arrivino turisti da tutte le parti d’Italia e del mondo. In questo modo daremo a tutto il territorio la possibilità di svilupparsi e crescere, sulla scia del successo che i nostri vini ottengono già a livello internazionale”.
UN MARE DI… VINO. Dopo aver curiosato nella vicina Cellino San Marco alle Tenute di Albano Carrisi, che se non è fuori per i suoi favolosi concerti, accoglie i visitatori nella sua Tenuta ospitale con albergo residence e cantina, apprezzata per l’etichetta Platone, il giro per le cantine parte a Guagnano, nel cuore della dop pugliese più famosa, il Salice Salentino. Qui ci sono ben sette cantine su appena 6mila abitanti.
CANTINA CANTELE. La prima tappa è l’azienda Cantele dei cugini Umberto e Luisa, Paolo e Gianni, che hanno ereditato l’azienda fondata dalla nonna Teresa Manara e dal nonno Giovanni Battista, grande importatore di vini di Pramaggiore. La loro è una storia di emigrazione al contrario. Innamoratasi del Salento, la nonna decise di trasferivisi con tutta la famiglia. E oggi i nipoti conducono con successo l’azienda datata 1979 con i figli Augusto e Domenico Cantele. L’azienda (www.cantele.it) ha da poco lanciato il nuovo vino rosato, Rhoesia (in latino medievale Rosa), un rosato igp di negroamaro in purezza che “più ne bevi e più ne vuoi bere”, prodotto in quantità limitata, solo 10mila bottiglie e già finito per la metà. Rhoesia è da degustare in casa propria con gli amici oppure nel nuovo laboratorio sinestetico, un’elegante sala per le degustazioni dotata di cucina dove si intrecciano arte, cultura, gastronomia e cultura del vino.
CANTINA MEROS. E’ arte del vino la cantina Meros (www.magistravini.it), un gruppo vitivinicolo fondato dal biologo, Claudio Quarta che, affascinato dal mondo del vino, ha acquistato tre cantine ad Avellino per il fiano, a Pulsano per il Lizzano doc e il Primitivo di Manduria e a Guagnano per il Negroamaro. La grande parete della sala degustazioni della cantina Meros e le etichette dei vini sono state impreziosite dalla firma di Ercole Pignatelli, che ha peraltro donato alla Città di Lecce, l’albero barocco posizionato all’ingresso nord della città: simboleggia l'incontro tra le due culture leccesi , l’orientale e l’occidentale, che dialogano e si intrecciano come nella Storia del Salento. La stessa cantina è un’opera d’arte: bottiglie legate l’una accanto all’altra per ascoltare il suono del vino, vasi dell’Antica Grecia con la raffigurazione di simposi e grandi bevute di vino. Da poco, Alessandra Quarta,figlia del proprietario, laurea in Bocconi e appassionata anche lei del mondo del vino, come il padre Claudio,la lasciato il lavoro al Nord per dedicarsi a un nuovo prodotto e ha lanciato l’etichetta Quale: un vino democratico nato da più vitigni che si può bere a proprio piacimento, freddo o caldo, abbinato con pesce o carne.
CANTINA SAN DONACI. E’ fresca di ambiti riconoscimenti la Cantina San Donaci, che con i suoi rossi più pregiati con l’etichetta Anticaia: Salice Salentino dop, Salice Salentino dop riserva e Negroamaro Igp, ha conquistato il 13 settembre ben tre medaglie d’oro al concorso enologico internazionale Duja d’oro di Asti.. Soddisfatto il presidente della Cantina, Marco Pagano e con lui tutti i soci della cooperativa: circa 400. Da visitare l’antica bottaia ricavata dalle cisterne sotterranee dove una volta si conservava il vino (www.cantinasandonaci.eu).
CANTINA LEUCI. Cantina Leuci a Guagnano, vi stupirà per l’innovazione e la forza di guardare sempre a nuovi mercati. “La nostra scelta”, dice Francesco Leuci che con il fratello Lucio, ha ereditato la cantina dal padre, “è di produrre vini più autentici, dal carattere forte: non li facciamo molto affinare in barrique, perché i profumi e i sapori del vino possano restare ben riconoscibili e non vengano sopraffatti dai tannini del legno”.
Leuci sta sperimentando una nuova via per la commercializzazione dei propri vini: i vini kosher, vale a dire idonei al consumo per le persone di religione ebraica ortodossa. “Le uve e il vino sono gli stessi”, spiega il dottor Francesco, “ma nel processo di vinificazione ci atteniamo ad un rigido protocollo che abbiamo sottoscritto con un’importante società statunitense di certificazione dei prodotti kosher”. In pratica, non appena il mosto entra nei vinificatori, i macchinari vengono sigillati e azionati, esclusivamente da persone di religione ebraica ortodossa, come richiede il disciplinare. “Ci siamo aperti a un mercato dalle forti potenzialità”, spiega il dottor Francesco Leuci. “Ci auguriamo che il nostro vino abbia successo anche in questo segmento”.
CANTINA COSIMO TAURINO. Poco distante si trova la storica cantina Cosimo Taurino condotta oggi dal genero, Antonio Bello e dalla figlia, Rosanna Taurino. Forte sui mercati internazionali, la Cantina Taurino ha fatto da apripista all’intera economia vitivinicola della zona. Quando Cosimo Taurino, morto precocemente a 58 anni, decise, contrariamente al volere del padre, di non vendere più il negroamaro sfuso, ma di imbottigliarlo e trasformalo quindi in vino pregiato, nessuno avrebbe mai immaginato che il suo vino avrebbe avuto un grande successo negli Stati Uniti d’America e un po’ in tutta Europa,dove viene spedita l'80 % della produzione e dove viene apprezzato nei ristoranti più eleganti. Il Patriglione, etichetta Taurino, viene considerato tra i primi cento vini al mondo.
CANTINA CANDIDO. Il giro delle cantine si conclude con un’altra storica Cantina, la Candido, guidata da Alessandro Candido (www.candidowines.it) con gli stabilimenti di produzione a Guagnano e le sale di rappresentanza e San Donaci. La cantina Candido è conosciuta e apprezzata al mondo per il suo Cappello di prete, un negroamaro vinificato in purezza, igp e il Duca d’Aragona, un blend di negramaro e montepulciano. I nuovi stabilimenti sono attrezzati per le visite guidate, che, partendo dalla bottaia e passando per la sala convegni portano all’ampia sala degustazioni, molto frequentata soprattutto da comitive di turisti stranieri.
Oltre al vino, il Salento è famoso per le sue verdure.,sulle tavole dei Vip.dei ristoranti e della gente comune non mancano mai le parmiggiane, le zucchine, le cicorie selvatiche dal sapore autentico. Un’azienda del Nord e precisamente di Bergamo, Agronomia, specializzata nella produzione della quarta gamma, insalate miste già tagliate e lavate pronte per l’uso, ha fatto di Guagnano un fiore all’occhiello del suo gruppo, che da solo, fattura nonostante sia aperta da pochi anni, 8 milioni dei 25 che riguardano tutto il gruppo, peraltro quotatosi da poco in borsa e con due altre sedi a Bergamo e a Monaco di Baviera e dà lavoro a oltre 200 persone, creando benessere nella zona.
. I giornalisti ospitati dal Comune di Guagnano, guidati dal responsabile di produzione ingegner Boschiroli, hanno potuto così avere il privilegio di visitare le serre dell’azienda Agronomia, i laboratori dove la verdura viene lavata e tagliata, pronta per arrivare negli scaffali della Grande distribuzione organizzata. Nel Salento le insalate coltivate a Guagnano sono riconoscibili con il marchio Jentu (che in dialetto vuol dire vento).
TORRE LAPILLO DI PORTO CESAREO SUL MAR JONIO. Dopo aver visitato il Salento che produce e che è sempre più all’avanguardia, si va a tutto relax sulle spiagge. A 15 chilometri da Guagnano si trova Torre Lapillo, frazione di Porto Cesareo. Nel Lido La Pineta (www.lidolapineta.it), su un’incantevole spiaggia dorata, dominata da un’antica torre del ‘500 (Torre Lapillo appunto), dove si tuffa il sole al tramonto, si possono degustare pizze cotte al forno a legna, insalate di mare, pesce freschissimo alla griglia o arrosto , la triglia di scoglio di Porto Cesareo, che si pesca solo in questo mare. Il titolare Cosimo Lupo con tutta la sua famiglia. accolgonoi turisti con simpatia e professionalità, offrendo servizi di qualità.
MARINE DI MELENUGNO SUL MAR ADRIATICO. Un'altra meta marina a breve distanza da Guagnano, è Torre dell’Orso, sul versante opposto, il Mare Adriatico. Torre dell’Orso è una baia, affacciata sul Canale d’Otranto, anch’essa dominata da una torre del ‘500 con le alte dune ricoperte di pineta e macchia mediterranea. Qui vi accoglierà Lido La Sorgente (www.lidolasorgente.it) un vero e proprio ristorante sul mare dove sarà possibile degustare pesce freschissimo a partire da 10 euro. E per dormire, godendo la vista mare, c’è l’hotel Belvedere (www.hotelbelvederesalento.it) aperto tutto l’anno oppure Puntacassano (www.puntacassano.it) che propone anche la formula residence con appartamenti da affittare a settimana. Proseguendo verso Nord, è d’obbligo fare tappa nel Sito archeologico di Roca Vecchia, dove c’è la piscina naturale della Poesia ritenuta tra le prime 10 al mondo dal National Geographic e la Poesia piccola, un santuario frequentato sin dall’antichità dai naviganti, che, dovendo attraversare il Canale d’Otranto (dal Salento alla vicina Grecia) rivolgevano una preghiera al dio Tutor (latino) Thaotor (messapico e greco). A guidarvi ci saranno gli archeologi dell’Associazione Uniroca (www.uniroca.it).
Poco più a Nord c’è San Foca con l’incantevole spiaggia la Caciulara-San Basilio ricoperta di gigli selvatici e protetta da una fitta pineta. Su un luogo così incantevole, che i giornalisti ospitati hanno definito IL PARADISO, il governo centrale sta cercando di far approdare la Tap, un gasdotto che dovrebbe portare gas dall’Azerbajian all’Europa. Gli abitanti sono contrari.
CAMPI E LA CITTA’ DEL LIBRO. Infine un pomeriggio è da spendere a spasso per il centro storico di Campi Salentina, una città che ha fatto della cultura la sua bandiera. Ogni anno nella prima decade di dicembre (quest’anno tra l’11 e il 14) si svolge la Città del Libro, la rassegna degli editori che guarda sempre più verso il Mediterraneo, come ha sottolineato il sindaco Egidio Zacheo, che ne è anche il fondatore. “La Città del Libro e tutto il fermento culturale che l’ha generata”, ha raccontato il sindaco, “ha aiutato la società civile a riappropriarsi della città, a uscire per strada, a progettare un futuro migliore, in anni difficili gli anni ‘90, in cui nella nostra terra stava per allignare la criminalità organizzata e in particolar modo, la Sacra corona unita. Campi ne era la mente. Ma per fortuna, l’azione congiunta della società civile, delle forze dell’ordine e della magistratura ci ha aiutati a sconfiggerla”.
Campi è la città dove è nato Carmelo Bene, cui la Città del Libro dedicherà una sezione. Carmelo Bene si è formato, assieme ad altri grandi meno famosi come lui, nell’Istituto Calasanzio dei padri Scolopi. Il liceo ginnasio Calasanzio è oggi chiuso per difficoltà economiche, ma da visitare vi è il Santuario dedicato a San Pompilio, che la città venera e ama e la biblioteca dei frati. Qui, con l’aiuto di padre Giuseppe Zonno, ammirerete gli Incunaboli del ‘400, le prime bozze di stampa tutti in pergamena e le Cinquecentine, i primi libri stampati tutti datati 1.500 (da cui traggono il nome). Vi si conserva una molto rara, di cui esistono solo sei esemplari al mondo: i Vangeli in latino e tradotti anche in arabo. Nascosti tra gli Incunaboli e come a volerne rinforzare la copertina, sono stati scoperte infine di recente alcune pergamene con frasi scritte a mano della scuola beneventana: documenti dotti e per i dotti che risalgono addirittura all’anno Mille, 1.100.
LA FESTA DI SAN NICETA. IL BAROCCO DIVENTA MILLE LUCI COLORATE. In giro per il Salento è facile imbattersi in una grande festa di tradizione. A Melendugno, tra il 15 e il 16 settembre di ogni anno, ricorre la Festa in onore di San Niceta, un martire goto che viene raffigurato come un nobile cavaliere. Il paese .è molto legato a questo santo, perché, secondo la leggenda, salvò il paese da un terremoto. La piazza e le vie principali del paese vengono addobbate con mille luci colorate su impalcature di legno che si ispirano al barocco leccese. Da degustare in piazza, seduti ai tavolini davanti alla banda, i dolci tipici: lo spumone, un gelato a forma di torta con un cuore morbido di meringa e mandorle tritate e la cupeta: torrone duro di mandorle e zucchero. Da non perdere una copia del giornale umoristico il Melendugnese, che esce una volta l’anno, con il quale la gente del posto si prende in giro bonariamente. Così tra fuochi d’artificio e la banda non c’è conclusione migliore per un viaggio all’insegna dei sapori e della cultura più autentica. Nel Salento, un mare… di vino nelle Terre del Negroamaro.
Indirizzi utili per chi volesse intraprendere questo interessante tour:
Azienda vitivinicola Francesco Candido SpA
Via Diaz, 46, San Donaci
. 63 56 74
Ufficio Stampa: Attanasio Valentina
Azienda vinicola Cantele
SP 365 km 1, Guagnano
. 70 50 10
Cantina Lucio Leuci
Via Villa Baldassarre km 1, Guagnano
Tel 0832. 70 65 00
Azienda agricola vitivinicola Eredi Cosimo Taurino
SS 605, Guagnano
. 70 64 90;
Cantina Moros
Via Provinciale 222, Guagnano
. 70 43 98
www.cantinamoros.it
Cantina cooperativa Enotria
Via Kennedy, 64, Guagnano
. 70 60 77;
www.cantinasocialeenotria.it
335. 37 17 14 presidente Angelo Scarciglia
Cantina Feudi di Guagnano
Via Cellino, 3, Guagnano
. 70 54 22
DOVE DORMIRE E MANGIARE
Castello Monaci – Gruppo italiano vini
Contrada Monaci, via Case Sparse, Salice Salentino
. 66 60 71
Tenute Albano Carrisi
C.da Bosco,
72020 Cellino San Marco
0831 619211
B&B e ristorante Fa.ro.mi.
SP 109, 73050 Villaggio Boncore (Lecce) Italia
. 70 62 16; 333. 39 18 878;
Ristorante Il Giardino del Re
Via Cellino
72 010 Guagnano (le)
. 47 49 681
Ristorante l’Aia Noa
Via Provinciale 217
Tel 320. 27 97 662; 329 96 43 495
email:
Ristorante pizzeria la Favorita
Via G. Rodari, 1 . 73 010 Guagnano
. 70 55 00; 339. 42 24 428
www.ristorantelafavorita.it
Casa Vacanze I tre ulivi
Via strada / ter km 67.100 Salice Salentino
Franco Cairo moglie
B&B La Favorita di Sisinni Antonio Eugenio
Via Provinciale (primo piano) 165, Guagnano
Tel 0832. 70 55 00; 339. 42 24 428
Email:
www.ristorantefavorita.it
B&B Sogno Salento
Di Colella Sanfelice Sofia Giovanna
Via Provinciale 217, Guagnano
Tel 320. 27 97 662; 329 96 43 495
email:
B&B e ristorante Fa.ro.mi.
SP 109, 73050 Villaggio Boncore (Lecce) Italia
. 70 62 16; 333. 39 18 878;
Cantina ospitale Moros
Con due camere con bagno e aria condizionata
Via prov. 222
73 010 Guagnano (Lecce)
31 92 636
Azienda agrituristica Le Scuderie di Castello Monaci
Contrada Monaci, via Case Sparse, Salice Salentino
. 66 60 71
Tenute Albano Carrisi
C.da Bosco,
72020 Cellino San Marco (Brindisi)
0831 619211
Hotel Belvedere Salento
Via Alessandro Volta 37, Torre dell’Orso (Lecce)
84 12 44
Hotel residence Punta Cassano
Lit Lecce-Otranto, San Foca (Lecce)
Tel 333. 949 00 37
ANNAMARIA DEMARTINI
LA " TAP " DISTRUGGERA' UNO DEGLI ANGOLI PIU' BELLI DEL SALENTO
Acciaio e cemento sotto una morbida spiaggia bianca del Salento. 1.900 ulivi divelti. I vigneti del negroamaro sventrati da un tubo di acciaio e cemento del diametro di due metri per due. Il rischio incombe sul Salento, il territorio divenuto la prima meta del turismo in Italia, scelto per l’approdo di un mega-gas dotto che dovrebbe portare gas all’Europa dai pozzi dell’Azerbajjan. Alla Fiera del Levante inaugurata da Renzi 40 sindaci del Salento, con il sindaco di Melendugno Marco Potì in testa, hanno manifestato contro, alzandosi in piedi e applaudendo quando il presidente della Regione Nichi Vendola ha ribadito che la Puglia non è la pattumiera degli altri. Renzi ha detto che si può ancora discutere sull’approdo, ma il ministro dell’Ambiente Galletti, che ha da poco approvato il rapporto di Valutazione impatto ambientale, ha detto che l’approdo è ormai stato deciso. Il ministero dei Beni culturali ha espresso parere contrario.
Il gasdotto dovrebbe approdare su un’incantevole spiaggia la Caciulara San Basilio, a San Foca, una delle cinque marine di Melendugno, sul Mare Adriatico, insignita per ben quattro volte della Bandiera blu e Le cinque Vele di Legambiente e distante appena un chilometro e mezzo dalla riserva naturale di interesse internazionale Le Cesine. Siamo in una zona ad alta intensità turistica, dove i giovani si sono inventati un lavoro puntando sul turismo e sulla tutela delle risorse naturali, tra numerosi siti di interesse comunitario e un sito archeologico di straordinaria bellezza, Roca Vecchia, la Micene del Salento. Su appena 500 metri di arenile, che viene puntualmente segnalato dalle riviste di turismo nazionali tra le spiagge più belle della Puglia, ci sono ben tre stabilimenti balneari. E poco distante sorge un residence albergo, Punta Cassano. Tra le dune depongono le uova le ormai rare tartarughe di mare, caretta caretta.
Qui la TAP AG ha progettato l’approdo di un gasdotto che parte dall’Azerbajian, risparmia, giustamente, le bellissime coste della Grecia, attraversa le montagne a 1.990 metri di altitudine, per arrivare in Albania dalla cui costa dovrebbe immettersi in mare, poggiandosi per 111 chilometri sui fondali del Canale d’Otranto, un mare, avvisano gli esperti, particolarmente esposto alle correnti e a forte rischio sismico. Il gasdotto approda poi sulla spiaggia La Caciulara San Basilio a San Foca. Ma, siccome anche l’occhio vuole la sua parte il tubo di acciaio ricoperto da cemento armato si immergerà sotto la sabbia e le dune con un microtunnel a una profondità di 18 metri. La voragine scavata nei fondali per ottenere l’immersione del gasdotto sarà ricoperta da cemento armato e malta. Lo spiegano in un controrapporto presentato sin dal novembre dello scorso anno al Ministero del’Ambiente, ben 25 esperti tra architetti, ingegneri, geologi, chimici, medici e avvocati, chiamati a mettere a disposizione le loro competenze dal Comune di Melendugno e cooordinati dal professore del Politecnico di Bari ingegner Guido Borri.
Allo stato attuale il ministero dell’Ambiente ha approvato il rapporto di Valutazione Impatto Ambientale presentato dalla società Tap con 58 prescrizioni, il ministero dei Beni Culturali lo ha bocciato.
Parla chiaro il controrapporto presentato sin dal novembre dello scorso anno dal Comune di Melendugno al Ministero dell’Ambiente: “Abbiamo convocato gli esperti“, spiega il sindaco di Melendugno, Marco Potì, “perché potessero liberare il Comitato No Tap e il territorio dall’accusa di campanilismo o sindrome Nimby. C’è un lavoro serio dietro le osservazioni presentate, non potranno dire che siamo degli estremisti incompetenti, ci sono dei grandi professionisti tra le firme del contro-rapporto che svela tutti i punti più controversi del progetto”.
Il gasdotto dopo essere riemerso in pineta, che sarà praticamente rasa al suolo per due ettari, si snoderà via terra. Per consentirne il passaggio e creare le zone di sicurezza e la viabilità di emergenza intorno, saranno divelti 1900 ulivi secolari, in un paese che vanta di detenere il 4 per cento della produzione di olio, a livello regionale.
A Melendugno, poi, in località Masseria del Capitano dove ci sono i dollmen preistorici Placa e Gurgulante sarà realizzata la centrale di depressurizzazione, con camini alti dieci metri per smaltire i fumi. Intorno il deserto: 12 ettari di terreno, vasto quasi quanto 24 campi di calcio, dove non sarà ammessa alcuna attività. La centrale servirà per riportare la temperatura del gas ad un valore di almeno tre gradi centigradi. I Consiglio comunali dei Comuni interessati hanno peraltro dichirato con delibere del 14 ottobre 2013 inidoneo il luogo destinato a ospitare la Centrale di depressurizzazione perché si trova molto vicino ai centri abitati di Melendugno, Vernole e Calimera e perché sorge in una zona non industrializzata, fatta di masserie e uliveti che caratterizzano il tipico paesaggio salentino. Non si indica nel progetto dove si andrebbe ad attingere l’acqua necessaria a far funzionare l’impianto con il grave rischio di prosciugare il già delicato equilibrio delle falde freatiche salentine.
A meno che, non ci arrivi volando, il gasdotto attraverserà poi anche i vigneti di Negroamaro del Nord Salento per arrivare ad immettere il gas nella centrale SNAM di Mesagne.
Tutta questa opera sarà dimessa tra 50 anni o poco più, avvertono gli esperti. La società che intende realizzarla la considera “opera persa”. I tubi di acciaio ricoperti di cemento armato per un diametro di tre metri, saranno abbandonati in balia delle correnti del mare e degli agenti meteorologici, lentamente corrosi e mai smaltiti da alcuno. “Un bel regalo per le generazioni future, i bambini di oggi, per i quali i loro genitori stanno lavorando con grandi sacrifici, inventandosi attività turistiche, nella speranza di consegnare a loro una terra migliore!, commenta il direttore responsabile della rivista di turismo e cultura del Salento, Spiagge, Carmen Mancarella.
Carmen Mancarella
Direttore della rivista di turismo e cultura del Salento Spiagge
LUCIA CON GLI OCCHI SUOI BELLI, LA GRANDE FESTA DI ERCHIE, BRINDISI
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Da Venezia a Erchie il corpo di Santa Lucia ha percorso oltre 900 chilometri per l'ostensione dal 23 aprile al 2 maggio 2014, un viaggio di ritorno ad una delle sue tante sedi dove si era già fermata nell 'XI secolo durante il trasferimento da Siracusa a Costantinopoli e dove aveva compiuto alcuni miracoli
L'intero corpo della Santa , protetto da una spessa teca in cristallo, è giunto dopo mille anni nella cittadina brindisina,mercoledi 23 aprile 2014 alle ore 16.00 direttamente dalla chiesa di San Geremia di Venezia dove è conservato e venerato, accompagnato e sorvegliato da Don Giuseppe Costantini e alcuni fedeli.
Dall'arrivo delle sacre spoglie, seguiranno sino al 2 maggio, numerosi eventi celebrativi in grado di catalizzare non solo l'attenzione di fedeli devoti, ma anche un cospicuo numero di giovani attratti dalla figura di una donna, rivoluzionaria per i suoi tempi, quanto icona attuale dei nostri.
Dante Alighieri la raffigura in Paradiso come " nimica di ciascun crudele", più laicamente, oggi, la inseriremmo certamente nella top ten dei Santi, per numero di Comuni italiani devoti a Lucia. L'ostensione del corpo della Santa nel Santuario del piccolo comune di Erchie, è certamente un evento di portata internazionale, al quale l'intero territorio guarda con devozione, ammirazione, rispetto ed ossequio. La pervicacia del Sindaco Giuseppe Margheriti e dell'Amministrazione Ercolana, arricchisce di una nuova straordinaria esperienza le precedenti ostensioni delle Reliquie (omero del braccio destro) , giunte da Siracusa, città natale di Lucia, per concessione dell'Arcivescovo di Siracusa e volere della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, in occasione del gemellaggio che nel 2009 unì nel culto i cittadini delle due città.
L'esperienza , condivisa da 60.000 turisti pellegrini, e vissuta fortemente dai cittadini di Erchie, li spinse a richiedere al delegato del Patriarca di Venezia, presente a all'evento , la traslazione del Corpo. A distanza di 5 anni, S.E. Mons. Vincenzo Pisanello, ha sostenuto la richiesta della sua diocesi e il Patriarca di Venezia ha concesso la realizzazione del desiderio. Si attendono per questa ostensione 100.000 pellegrini.
IL SINDACO DI ERCHIE, GIUSEPPE MARGHERITI, SCRIVE AI SUOI CONCITTADINI UNA LETTERA APPASSIONATA, ESPRIMENDO IL SUO ORGOGLIO E AMORE PER L'ARRIVO DELLA SANTA.
ci apprestiamo a vivere un evento eccezionale che aspettavamo dal 2009: il Corpo di Santa Lucia sarà a Erchie dal 23 aprile al 2 Maggio. Abbiamo fortemente voluto che tutto quello che è stato proposto avesse luogo e non possimo tirarci indietro proprio adesso. Non possimo dire che è colpa del sistema se non ci eleviamo al si sopra della nostra posizione, ma, forse , a volte , di un temperamento gregario che preferisce stare a guardare o piangersi addosso . A volte la incapacità di progredire è generata solo da pigrizia e da una critica sterile e poco costruttiva, incapace di comprendere le più lontane implicanze delle azioni, ponendo in dubbio la buona fede degli altri; ma la probabilità di cadere nella lotta, non deve allontanarci dalla difesa di una causa che riteniamo giusta: Santa Lucia, tra noi, a Erchie per dieci giorni.
Ancora una volta sono a chiederVi collaborazione perché è riconosciuta verità che vi sia grande possibilità di successo quando si agisce all'unisono e l'obiettivo di ciascuna parte costituisca l'obiettivo del tutto. Devozione, risolutezza e volontà di ferro sono alcune delle qualità che caratterizzano il popolo ercolano e che ora, sono indispensabili per l'evento che ci aspetta. E' questo il momento che ci deve vedere impegnati nell'ascolto, nel confronto e nelle scelte organizzative e operative, fare il punto della situazione per ritrovare e rinvigorire risorse intellettuali ed etiche . Non è facile, ma dobbiamo farcela perché i principi di buon governo e di buona cittadinanza non siano solo affermazioni teoriche ma espressione di un concreto modo di vivere e operare. Ringraziamo il Nostro Vescovo S.E. Mons Vincenzo Pisanello, che ha tenuto a cuore e sostenuto il desiderio della Comunità Pastorale di Erchie e il Patriarcato di Venezia che ci ha concesso di realizzarlo. Un grazie giunga al Rettore del Santuario , Don Franco Candita, per l'importante supporto prestato.
Ma , consentitemi di ringraziare Voi , Cari Amici, per il calore che da subito mi avete mostrato e che , al di là di tutto , credetemi , è molto importante per me. E' il Vostro supporto il vero motore di tutto, è il segreto di ogni successo e lo stimolo per superare ogni insuccesso. Conto su di Voi e sulla Vostra preziosa collaborazione , perchè si realizzi una piena sinergia tra Istituzioni Civili, Militari e Religiose e Cittadini.
La Vostra collaborazione per suggerimenti, proposte e disponibilità nella organizzazione dell'evento - dall'accoglienza dei pellegrini/turisti alle attività collaterali - e nel decoro e allestimento di strade e abitazioni , è indispensabile. Chi verrà a trovarci conserverà un ricordo legato ai sensi, ai sentimenti, alle relazioni: lasciamo uscire il meglio di noi in questa occasione di incontro tra popoli accomunati da un'unica grande fede e viviamo intensamente questa esperienza di cambiamento. Ho fiducia nel Vostro aiuto, l'ho potuto toccare, ne ero convinto e ne sono felice.
Giuseppe Margheriti
UNO SCRITTORE DI ERCHIE , ANGELO ARCESE, CI NARRA LA STORIA DI FEDE E DEVOZIONE DI SANTA LUCIA ATTRAVERSO I SUOI RICORDI DI BAMBINO
Una luce mai troppo forte e, sempre, un profumo di mille pietanze preparate con amorevole dedizione. Io, ragazzino, osservavo sul camino acceso, a casa di mia nonna, esposte una accanto all'altra, una dozzina di anforette con scritto S. Lucia e l'anno di riferimento.
Erano esposte con orgogliosa ostentazione di fede, simbolo di quei pellegrinaggi "ti li perdunanzi" affrontati all'alba di ogni secondo giovedì dopo Pasqua per 12 km, a piedi, fino al Santuario di Erchie. Un rito tanto ortodosso, per il significato, quanto festoso per la condivisione. Lo stesso orgoglio della fede che, in altri tempi e in forme leggendarie, la Ragazza siracusana aveva ostentato. La santa, dinnanzi al proconsole Pascasio, contravvenne all'editto di Diocleziano, proclamandosi cristiana. Si cavò gli occhi con le dita, li offrì al suo pretendente che tanto ne era rimasto colpito e lo rifiutò per rispettare il suo voto di castità. Fu uccisa con un pugnale inferto alla gola il 13 dicembre 304.
Nel sec. XI le sacre spoglie della Santa, ritrovate incorrotte, furono traslate da Siracusa a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace come dono all'imperatrice Teodora. (Una teoria minoritaria vuole come destinazione Metz, in Francia, con passaggio dalla costa jonica salentina, zona di Hercle e Abruzzo). Maniace sarebbe approdato sulla costa salentina per evitare il mare a sud di Otranto, dominio dei mussulmani e, rifugiatosi nelle boscaglie oritane, si stabilì insieme ai suoi soldati in un anfratto nella zona di Hercle.
Si diffuse la notizia della presenza delle Sacre reliquie e molti devoti iniziarono a visitare il luogo. I monaci Basiliani che si erano stabiliti a circa 1 km di distanza, presso la grotta dell'Annunziata, accorsero per sistemare l'anfratto a cappella con intonaci e affreschi. I pellegrini si presentavano sempre più numerosi, si diffusero notizie di grandi prodigi ottenuti per la divina intercessione della Santa. Maniace riprese il suo percorso. Il casale di Hercle legava indissolubilmente il proprio destino alla figura della Ragazza siciliana.
Nei diversi secoli, la cappella e l'intera zona del casale subirono gravi danni a seguito di ripetute inondazioni e guerriglie. Secondo una leggenda, all'inizio del 500 un vaccaro mentre pascolava le sue mucche nella zona della cappella in un periodo di grave siccità, notò che uno dei suoi animali spesso, durante il pascolo, si allontanava e, incuriosito, lo seguì. Si fece strada tra arbusti e cespugli e, giunto in un avvallamento, trovò la sua mucca che si abbeverava ad una fonte accanto ad una effige di S. Lucia, forse trasportata li da precedenti inondazioni.Da allora, per i devoti, quella è la sorgente d'acqua "inesauribile e miracolosa".
Nel 600 i Vescovi di Oria che si avvicendarono si occuparono della sistemazione e del restauro del Tempio sottostante. Venne scolpito un busto ligneo dell'amata Santa che un pellegrino devoto, con il ricavato della vendita di una chiusura d'olive, volle indorare per darne giusto decoro. Nel petto del busto fu sistemata una reliquia proveniente da Venezia che, trafugata, venne sostituita da un'altra: un lembo di pelle. Il prezioso busto veniva gelosamente custodito in una cavità scavata nel muro, chiusa con serratura. Nel tempio seminterrato venne collocata una statua in pietra recuperata in una villa patrizia e riadattata per la devozione. Nel 700 venne costruita la Chiesa superiore con lavori che proseguirono fino a tutto il primo ventennio dell'800. I lavori furono rallentati da nuovi crolli del tempio sottostante. Di questo si occupò un gruppo di muratori della vicina Francavilla; uno di loro, un certo Cionfoli, mentre smontava l'impalcatura fu travolto dall'ennesimo, inaspettato crollo. Con l'obiettivo di recuperare la salma, si scavò per tre giorni, quando finalmente, tra gioia e stupori, il muratore fu ritrovato sano e salvo. Per ringraziare la Santa del miracolo ricevuto, lo stesso Cionfoli volle riprendere le fatiche per ultimare il Tempio interrato che, ancora oggi, trasmette quel profondo e sincero senso di gratitudine. Alte colonne e morbide arcate tramandano sentimenti memorabili. A metà del 700 fu realizzata un'altra statua in pietra leccese che, poi, avrebbe trovato definitiva sistemazione nel tempio sottostante. Si rincorrono le epoche, passano gli anni, i costumi, le generazioni ma non gli impulsi del cuore.Rumori, frenesia, ansie, paure d'oggi agitano la mente.
Entro nella Chiesa lasciandomi alle spalle il ritmo veloce della giornata; percorro l'unica navata accompagnato da simulacri divini posti ai lati; di fronte, mi accoglie il maestoso trono dorato della titolare. Mi avvio verso la porticciola che dà alla grotta. La apro, proseguo. Pochi scalini irregolari, l'atmosfera di un'epoca inesorabilmente passata. Si apre una sala di piccole dimensioni; mi avvolge un silenzio assoluto, protetto da mura possenti, scalfite dal tempo. Affreschi ormai sbiaditi ma ricchi di storia celebrano la scultura che governa la stanza. Di fronte, un piccolo gruppo di anziane signore bisbiglia una catinella veloce, forse già preparata. L'atteggiamento è quello di chi confida un segreto ma con la convinzione che all'amata Lucia quella richiesta sussurrata con voce debole sarà sufficiente per capire le ansie e le paure del vivere d'oggi.
Si prosegue... una scalinata ripida, molto stretta, pareti anguste, luce fioca, sulle ultime pedate si apre un ambiente luminoso, austero, maestoso. Il sacro monumento padroneggia l'ampio locale, sovrasta due scalinate che si congiungono ai suoi piedi. Qui i fedeli hanno riposto i loro segni di speranze mai contaminate: coroncine di rosari, foto, lettere. Più lontano una lapide recita in latino: "O Lucia, tu ridoni la luce; tu, con la luce, togli, agli occhi bisognosi di luce, la notte priva di luce: (...) a.d. 1605". Il silenzio, qui, è rotto dallo scorrere deciso e forte dell'acqua delle fontanelle davanti ad un'immagine che narra la leggenda della mucca. Una bimba si aggrappa con una mano al cancelletto, con l'altra tiene stretto "lu milicchiu" di terracotta, sulla sua spalla la mano protettiva di una vecchia signora. La bimba è allegra, raccoglie l'acqua della fontanella, orgogliosa e fiera dell'incarico. L'anziana pellegrina aiuta la sua bimba a richiudere l'anforetta per custodire il loro prezioso ricordo. Con l'intento di assicurarsi la divina protezione della Santa e un'espressione mistica, l'anziana accarezza i suoi occhi con la mano bagnata, poi ripete il gesto sulla piccola, a battesimo della sua devozione. Tra i capelli d'argento, raccolti con eleganza, uno sguardo commosso, la signora invita la bimba ad una preghiera insieme. Io le osservo e rivedo in loro una fotografia sbiadita, di tempi passati che mi è familiare. Mano nella mano, poi, risalgono lentamente una grande scalinata che porta all'esterno, su un piazzale alberato, per raggiungere il loro gruppo. Un ultimo sguardo, quasi rubato, in senso di commiato, poi il gruppo risale sul pullman. Mai un addio, sempre un arrivederci..
IL SALENTO VISITATO DA UN GRUPPO DI GIORNALISTI
Il Salento è conosciuto anche come penisola salentina per quel lembo di terra della Puglia tra il mare Ionio e il mare Adriatico: si tratta di un tavolato calcareo e aridissimo la cui altitudine si aggira sui 130 mq. sopra il livello del mare. In certi luoghi per la diffusione dei fenomeni carsici si presentano manifestazioni imponenti come a Castellana con le famose grotte, note in tutto il mondo, che si estendono per una lunghezza di molti chilometri.
Le coste marine sono alte e dirupate e spesso si aprono grotte di origine carsica o dovute ad erosione marina , malgrado la sua posizione geografica è esposta a venti orientali e meridionali non bloccati a causa della scarsità di rilievi e gode di un clima mediterraneo. Nei mesi estivi le giornate sono lunghe e soleggiate, la temperatura diurna raggiunge a volte i 40 gradi ma di notte rinfresca e le serate sono gradevoli per tutta la stagione, mentre l’autunno e l’inverno sono interessati da periodi piovosi e sereni e relativamente freddi: si può dire, salvo le alture del Gargano, è una delle Regioni meno piovose d'Italia.
La risorsa principale è l’agricoltura per l’ampiezza delle aree coltivabili dove si seminano pomodori, piselli, carciofi, cavoli, insalata, cocomeri, patate, ma la produzione principale è la coltivazione della vite e dell'ulivo.. Modesto è l’allevamento dei caprini e ovini. Buono è il contributo della pesca marittima nonché l’allevamento dei molluschi nell’area di Taranto. La regione malgrado la particolarità del clima e del suolo ha un’alta densità di popolazione che vive prevalentemente nei centri abitati.
Fra le attività industriali citiamo l’impianto siderurgico di Taranto e alcuni stabilimenti meccanici e elettromeccanici sempre a Taranto e Brindisi, chimici a Barletta, Brindisi e manifattura dei tabacchi a Lecce. Particolare riguardo è rivolto al settore turismo: è da segnalare che la regione Puglia, malgrado la particolare situazione economica del Paese è in controtendenza alle altre regioni italiane e ha registrato invece un aumento di turisti: molti agriturismi di buona qualità sono cresciuti in questi ultimi anni e hanno goduto preferenze da parte dei vacanzieri soprattutto per l’offerta dei cibi e della natura ancora incontaminta. Anche alberghi e ristoranti offrono piatti a base di prodotti locali,genuini e a chilometro zero, preferiti dai turisti.
Per quanto riguarda le spiagge nel Salento è consigliabile regolarsi in base ai venti perché può succedere a seconda della parte da cui soffiano, data la conformità pianeggiante della zona con i mari aperti, sia ad est come a ovest, in alcuni punti si può trovare un mare incantevole mentre nello stesso giorno a pochi chilometri di distanza se soffia lo scirocco, ci sia tempesta di sabbia .
Il Salento non offre esclusivamente sole e mare , ma anche la ricchezza del patrimonio artistico culturale che in ogni paese e città soddisfa curiosità e la voglia di sapere. Va notata soprattutto la gentilezza, l’attenzione, il garbo da parte degli abitanti che offrono ai turisti quando questi ultimi chiedono informazioni sui numerosi tesori che essi possiedono in quanto esistono parecchi siti molto interessanti da visitare. Essendo la regione pianeggiante è anche un piacere percorrela in lungo e in larfo in biciletta fare trekking attraverso le sterminate piantagioni di ulivi, terra rossa e pietre antiche come i Dolmen e i menhir. Non mancano ovviamente le numerose feste in calendario per tutto l’anno.
E in Primavera scoppia la voglia di sole, morbide e bianche spiagge, masserie tra gli ulivi secolari, gite in barca. In una parola Puglia destinazione Salento, la punta più orientale d’Italia, dove bellezze architettoniche, paesaggio e gastronomia si sposano in un connubio perfetto. Questo è il periodo ideale per scegliere la propria spiaggia del cuore, dove trascorrere l’estate, il parco dove perdersi tra panorami mozzafiato, il ristorante di proodotti tipici a chilometro zero. Nei week end lunghi di primavera, facendo base ad Aradeo, la città famosa per il suo Carnevale e per aver dato i natali ad Emma Marrone, la proposta è di andare in giro alla scoperta del meglio della Puglia.
Questo tour è stato testato da un gruppo di giornalisti nazionali, ospitati nel primo week end di marzo dal Comune di Aradeo, grazie al Bando ospitalità attivato dalla Regione Puglia, ufficio turismo, fondi europei P.O. PO Fesr 2007-2013, Asse IV, Linea di intervento 4.1, azione 4.1.2.
Dice il sindaco di Aradeo, Daniele Perulli: “Aradeo è la città ideale per trascorrere le proprie vacanze nel Salento perché si trova in posizione strategica. Facilmente si raggiungono i due mari del Salento, lo Jonio e l’Adriatico. Al tempo stesso si può godere della tranquillità del suo antico centro storico. Stiamo lavorando per favorire i progetti culturali, rendere sempre più attraenti le stagioni teatrali nel nostro Teatro comunale grazie al contributo del teatro pubblico pugliese e valorizzare sempre di più la tradizione del Carnevale aradeino”.
CASTELLANA GROTTE. Il nostro tour parte da Castellana, in provincia di Bari, famosa per le sue grotte (www.grottedicastellana.it). Scoperte 76 anni fa e visitabili tutto l’anno, regalano un crescendo di emozioni. Stalattiti, stalagmiti, cortine, colonne, preziosi cristalli sfoggiano i loro mille e uno colori disegnando le forme più strane che si prestano alla fantasia dei visitatori. Dopo essere entrati nella Grotta Grave, l’unica collegata con l’esterno, gli ambienti si succedono uno dopo l’altro, prendendo i nomi che furono dati loro dai primi esploratori: la Lupa, i Monumenti, la Civetta, la Madonnina, l’Altare, il Precipizio, il Corridoio del deserto, la Colonna rovesciata, il Corridoio Rosso, la Cupola.
Si arriva poi all’ultima e più bella caverna del sistema sotterraneo, la Grotta Bianca, definita per la ricchezza e il biancore dell’alabastro, la più splendente del mondo.
Le grotte si trovano ad una profondità media di circa 70 metri e si possono seguire due itinerari: il primo di un chilometro dura 50 minuti, il secondo di 3 km dura circa due ore. Vi è un percorso attrezzato anche per i disabili.
Castellana Grotte srl che gestisce le grotte, visitate nel tempo da 15 milioni di persone, ha ideato anche una serie di eventi culturali che danno ai visitatori l’occasione per ritornarvi.
Viste le Grotte, vale la pena fare un giro nel centro storico di Castellana, borgo medioevale dominato da una cattedrale romanica e che in pieno inverno, l’11 gennaio, si illumina con i fuochi delle Fanove: più di 80 falò vengono accesi contemporaneamente per ricordare il miracolo della Madonna della Vetrana, che salvò i cittadini di Castellana dalla peste.
NARDO’. Dal romanico al barocco, ed eccoci a Nardò, città d’arte della provincia di Lecce, per eccellenza. Sono barocche con la tipica pietra leccese scolpita dai maestri scalpellini le chiese che impreziosiscono il centro storico della città: ricami di pietra, putti, santi… popolano facciate e altari. Dall’ariosa piazza Salandra dominata dalla colonna dell’Immacolata, si dipanano le vie del centro storico, cuore culturale ed economico dell’area.
Città antica nata nell'VIII secolo avanti Cristo e sottoposta a varie dominazioni e rivoluzioni, conserva vari misteri dove si nota sul Castello due stemmi, quello del Personè che raffigura due putti in lotta sopra Mercurio e quello degli Acquaviva con due leoni dorati simbolo di forza ad indicare la ricchezza mentre su tutte le chiese troneggia un altro stemma, quello del vescovo Sanfelice con tre pecorelle in alto e tre in basso per sottolineare l’umiltà e la povertà. Nello stemma civico campeggia il toro, dio sole adorato dagli Egizi, e la leggenda racconta che quell’animale trovò l’acqua scavando la terra con uno zoccolo.
Nelle strette stradine della cittadina si incontrano palazzi storici e diverse chiese in un ristretto circuito e tra queste citiamo quella di San Giuseppe, di San Domenico massimo esempio di barocco leccese, San Trifone realizzata in onore del martire che liberò i campi neretini da una invasione di bruchi, con al centro della piazza la Guglia dell’Immacolata alta 19 metri eretta nel 1769 come ringraziamento di uno scampato terremoto, la Cattedrale del 1800 con gli affreschi di Maccari e il Cristo Nero, la chiesa del Carmine, quella di San Giuseppe e la splendida cripta di Sant’Antonio Abate.
Ma Nardò è da visitare anche per i panorami mozzafiato di Portoselvaggio, un parco regionale affacciato sul mare, a soli sei chilometri dalla città. Tra campi di terra rossa e fenomeni carsici come le spunnulate (laghetti di acqua salmastra generati da fiumi sotterranei il cui tetto è sprofondato) si arriva fino alla spiaggetta di Portoselvaggio dominata dalla Torre dall’Alto di Santa Caterina.
Nardò, famosa per le ville gentilizie nel quartiere Cenate di Santa Caterina, è anche città dell’accoglienza. E’ stata insignita infatti della medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica, Ciampi per l’accoglienza riservata a più di 800mila ebrei, che erano stati liberati dai campi di concentramento dalle Forze Alleate e che vennero momentaneamente ospitati nelle case requisite di Santa Maria al Bagno prima di raggiungere la Terra Promessa. Tra gli ospiti illustri anche Golda Meir. Oggi una casa con i graffiti realizzati da un deportato, Levi Miller, foto e documenti, è diventata il primo museo italiano della Memoria e dell’Accoglienza, visitabile su prenotazione (. 83 08 08, www.comune.nardo.le.it)
LE TAVOLE DI SAN GIUSEPPE. Tra il 18 e il 19 marzo gli abitanti di Giurdignano, paesino a soli cinque chilometri da Otranto allestiscono nelle proprie case le Tavole di San Giuseppe. Si tratta di Grandi Tavole, ricoperte con tovaglie ricamate dove spiccano pani a forma di ruota e ben tredici pietanze: il pesce, simbolo del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci di Gesù, i ciceri e tria, pasta fatta in casa metà bollita e metà fritta con i ceci, che, con i suoi colori indica quelli del narciso e quindi l’arrivo della Primavera, le ncartiddhate, dolci fritti a forma di rosa e conditi con il miele, che ricordano le fasce di Gesù bambino. Il devoto che prepara le Tavole, invita parenti o amici. Essi interpretano i Santi: la Sacra Famiglia (Gesù, San Giuseppe e Maria) se la Tavola è imbandita per tre, la Sacra Famiglia e i suoi parenti e amici se la Tavola è allestita per 13. Quindi con Maria, Giuseppe e Gesù si siedono anche Sant’Anna e San Gioacchino (i genitori di Maria), Santa Elisabetta e San Zaccaria (i cugini), Santa Maria Maddalena… etc. Chi si siede alle Tavole diventa Santo.
“Questa tradizione”, spiegano il sindaco Monica Gravante e il vicesindaco, Gabriella Vilei, “è molto sentita, qui da noi. Infatti le Tavole di San Giuseppe sono nate a Giurdignano e si sono poi diffuse in altri paesi a noi vicini come Minervino e Uggiano la Chiesa, nella fascia dell’entroterra idruntino”.
IL GIARDINO DEI MEGALITI PIU GRANDE D’EUROPA. In attesa delle Tavole al mattino si può passeggiare nel giardino dei megaliti più grande d’Europa. Infatti nelle campagne di Giurdignano ci sono ben 23 menhir e 28 dolmen. Risalgono a 16mila anni fa. I dolmen erano tombe o forse altari dove si sacrificavano gli animali. I menhir sono pietre stiliformi confitte nel terreno. Indicano il desiderio dell’Uomo primitivo di arrivare fino al cielo. Alcuni menhir sono stati cristianizzati con l’apposizione delle croci oppure con la costruzione di una cappella ai loro piedi, come la cripta di San Paolo delle Tarante a Giurdignano, perché nel Salento, Sacro e Profano coesistono in un’affascinante e misteriosa simbiosi.
Nella foto :LA CHIESA DI SANTA ANNUNZIATA AD ARADEO
DOVE DORMIRE
San Giorgio resort&spa *****
Via provinciale Noha-Collepasso sn
Tel 0836. 54 28 48;
B&B Villa Silmona, in stile country, si trova un aperta campagna
Contrada Tre Masserie, Aradeo
Tel 328. 41 82 714
Agriturismo Tenuta Mezzana
Con annesso ristorante a chilometro 0
Strada provinciale 41 Noha Collepasso,Cutrofiano
. 76 39 520; 339.46 08 631 (maria);
B&B Li culuri
In un palazzo gentilizio, camere ampie arredate stile anni ’50, ognuna con un colore dominante diverso dall’altra.
Tel 0833, 27 34 51; 0832. 55 40 46; cell. 339. 82 65 803;
www.casenelsalento.it
B&B La Corte di Paola
Strada comunale Gentiluomo n. 86, Aradeo
Cell.
B&B Tenuta San Trifone
Strada Provinciale, 497, Secli-Aradeo, 73040 Seclì
Tel.0836 550285
-
B&b Casa Pasca
Via B. Pasca, 6, Minervino di Lecce (Le)
. 95 41 89;
www.casapasca.it
DOVE MANGIARE
Pub Anno Zero
Piazza San Nicola, Aradeo
. 30 27 017;
Ristorante Araknos
Via Bosco 148, Aradeo, Lecce
. 55 29 65
www.araknosrestaurant.it
Ristorante Al Pozzo
Via Polignano, km 100
Castellana grotte
Tel 080.49 67 672
Ristorante Ghota
Via Carlo Marx ang. Via Matteotti
. 59 37 549
Da Deodato, bar, pizzeria, trattoria
Da Marco Migali
Via Osanna 2, aradeo
Cell. 333.34 77 749; ;
Le Casine sull’Asso
Trattoria specialità salentine, officina enogastronomia;
strada provinciale Galatina-Galatone-Aradeo (contrada Spina), Galatina
. 55 22 36; (Alberto Piccinno), 360. 92 19 84 (Totò)
www.lecasinesullasso.it;
Ristorante Lo Zio Tom (loc. Ciardo, Santa Maria di Leuca, . 76 78 70; 320. 29 90 740) imperdibili le tagliatelle allo Zio Tom al ragù di mare presentate dallo chef Matteo Cordella Da 35,00 €
Ristorante La Grotta del Conte (via Duca del Mare, Castro marina, . 94 3349; gabri ven. mattina la Grotta del Conte ok) imperdibile le sagne ncannulate, la tipica pasta leccese, con gamberi rossi di Gallipoli al profumo di cannella. Conto medio solo pesce 35,00 €.
Ristorante Gusto
Via Francesco Monosi, 45
Castrignano dei Greci (Le), . 58 72 14;
Souvenir golosi
Delizie in contea
Piazza Della Vittoria 10 – Castro
. 190 17 28;
Artigianato
Bottega d’arte Agostino Branca
via Tempio 32, Tricase (Lecce)
0833. 54 51 20
Al termine di questo viaggio nel Salento ho il piacere di ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per rendere piacevole e interessante questo tour e soprattutto la nostra cara Carmen Mancarella, senza di lei non avremmo potuto conoscere questo angolo d'Italia.
Annamaria Demartini e Carlo Torriani
CAMPIGLIA MARITTIMA: UN CARATTERISTICO BORGO MEDIOEVALE TOSCANO
Cittadina medievale, Campiglia Marittima si trova alle pendici di verdi e rigogliose colline.Questi rilievi che la contornano sono ricchi di giacimenti minerari e di marmo, sfruttati fin dall’antichità, quando i primi minatori si calavano dentro le viscere della terra alla ricerca dei minerali metalliferi come la calcopirite, ricca di rame.Arrivati al paese il panorama, che il turista osserva, è veramente suggestivo.
Il nostro sguardo arriva fino al mare, alle isole dell’arcipelago Toscano, alla pianura del fiume Cornia.Campiglia fu abitata già in epoca etrusca e romana, ma è nell’XI sec. che è documentata la presenza di un Castello.Questo, era di proprietà dei conti Della Gherardesca, che esercitarono il controllo sul territorio fin dal VIII sec.Campiglia divenne in seguito uno dei più importanti Capitanati della Repubblica Pisana, per poi passare sotto il dominio fiorentino.Da ricordare inoltre, la famiglia dei Lorena, che in un periodo successivo si occupò della bonifica delle zone pianeggianti, afflitte dalla malaria.Arrivando poi ai giorni nostri, l’abitato si è ormai suddiviso in due parti: sulla collina si conserva l’antico borgo medievale con i tipici palazzi in pietra e i numerosi vicoletti, nella parte bassa invece, i moderni piani urbanistici hanno portato alla nascita della piccola frazione di Venturina.Campiglia offre al turista numerose testimonianze storico artistiche, ancora perfettamente conservate.
La Rocca: nella parte alta del borgo si trovano i resti dell’antica fortezza, che edificata probabilmente attorno al VII-IX sec. Fu ricostruita tra il VII e il XIII sec. per volere dei conti della Gherardesca.
Delle cinque porte di accesso al castello ne rimangono quattro: Porta del Ribellino, Porta Pisana (o Porta a Mezzogiorno), e la Porta Fiorentina (o Porta di Sant’Antonio). Quest’ultima è dotata di stemmi quattrocenteschi ben mantenuti, che riproducono le insegne del casato dei Della Gherardesca, la Croce di Pisa, il Giglio di Firenze e il Cane rampante che era lo stemma di Campiglia.
Palazzo Pretorio: abitazione del Capitano di Giustizia il palazzo è di origine duecentesca, con successive trasformazioni.
E’ caratterizzato da una torre in pietra con orologio, e sulle pareti esterne si possono ammirare numerosi stemmi dei secoli XV e XVI.
Chiesa di San Lorenzo: l’esterno presenta una facciata a capanna in pietra con una nicchia sopra il portale con la statua della Madonna databile al XIII sec.
L’interno ospita diverse pitture sei-settecentesche ed un fonte battesimale in marmo della seconda metà del XVI sec.
Opera di grande pregio è la Madonna delle Grazie che viene riferita al Maestro di San Torpè, un pittore pisano trecentesco, della scuola senese di Duccio di Boninsegna.
Ospedaletto dei SS. Jacopo e Filippo: Il palazzo, sede oggi del Municipio, era in passato l’ospedale medievale.Inizialmente era composto da un solo piano, mentre nel 1400 fu modificato in altezza.
Chiesa di San Giovanni: In posizione esterna rispetto all’abitato e vicina al cimitero, è un’antica pieve romanica attribuita ad un certo Maestro Matteo che la realizzò a partire dal 1173.
Internamente è composta da una sola navata con croce latina e famosa è la scritta palindroma ( SATOR AREPO TENET OPERA ROTA) situata all’altezza del transetto sinistro.
L’esterno presenta ricche decorazioni in marmo policromo, lungo tutte le pareti.
Campiglia Marittima, un piccolo gioiello di epoca medievale che nasce dalle rovine di antichissimi insediamenti umani.
Girare tra i suoi vicoletti ci riporta quindi in un lontano passato che mai dobbiamo dimenticare, ma mantenere vivo attraverso gite, escursioni e tipiche manifestazioni, come quella di “Apriti Borgo” che ogni estate viene appunto organizzata all’interno del circuito murario.
In quei giorni tutto ci riporta al Medioevo, il paese viene chiuso, le vie si riempiono di bancarelle e antichi mestieri, si possono degustare cibi e bevande tipiche e ammirare gli artisti di strada che pian piano si spostano in tutto il borgo. Un fantastico avvenimento da non perdere.
Barbara Noferi